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Dopo "Interminabili disordini", Alex Alesi toma a parlare ancora una volta di strada, in un susseguirsi di emozioni, sensazioni, azioni violente, passioni politiche, calcistiche, musicali. Dodici racconti dedicati alla vita ribelle dei Cockney italiani, nome che deriva dalla lontana Londra, usato in modo dispregiativo, per definire le persone meno abbienti. Alex, ritorna a raccontare di Dax, suo amico e compagno, del tragico evento del 16 Marzo, dove perse la vita in un agguato fatto da una famiglia di estrema destra. Racconta di stadio, di Ultras e della sua squadra del cuore, il Milan, di Skins della Sharp e del movimento dei centri sociali a Milano dopo la scomparsa di Davide Cesare. Ma "Cockney è bello" non vuole finire qui, perché Alex ripercorrendo le strade di una città di provincia, viste con gli occhi di un ragazzino di prima media, nella metà degli anni 80, racconta di paninari, metallari, punk. Alfio, il protagonista di questo racconto, vive tutti questi conflitti sociali con entusiasmo e disinvoltura, evidenziando le contraddizioni che la sua generazione è stata costretta a subire. Il decimo racconto parla d'immigrazione. Anche qui Alex vuole stupire, perché l'immigrato in questione è suo padre, che nel 1952 parte da Palermo per andare in Francia a lavorare. Un racconto fatto di evasioni, carcere e della disperata voglia di vivere in modo dignitoso.