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I racconti che scandiscono le sei scene di "Io ho paura" cercano di dire, da diversi punti di vista e con modalità stilistiche differenti, che cosa stia accadendo alle persone e ai legami che le attraversano - avvicinandole o dividendole - nelle trasformazioni velocissime della società contemporanea. Come fosse una sorta di meccanismo di funzionamento di questa macchina narrativa, la tendenza dei personaggi a confrontarsi con lo "spirito del tempo" offre una molteplicità di casi di messa alla prova dei vissuti individuali con il complesso fluido del vivere. La tenuta di queste esistenze non è scontata, l'esito del clinamen tra soggetti e realtà genera faglie, aperture o rotture, che i personaggi di questi racconti porgono, testimoni di un destino più ampio di quello proprio, talvolta loro malgrado. Il tempo, il potere, l'identità, l'arte, l'incontro costituiscono i poli entro cui si muovono i protagonisti. La traccia dei loro micro-spostamenti disegna il sismogramma di una società in continuo riassetto, il cui profilo, lungi dal rasserenare chi lo osservi distaccatamente dall'alto, rimanda agli interrogativi aperti del nostro tempo.