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Figura liminale, sempre al confine fra due spazi contrapposti (come lo era stato Ermes nella cultura pagana), a partire dai primi secoli dell'era cristiana l'arcangelo Michele assume progressivamente il ruolo di difensore dei luoghi sacri, di trasmigratore di anime, di mediatore fra sacro e profano. Ma prima di essere figura, nell'Europa alto medievale l'arcangelo è spazio. Incarna per il fedele la frontiera fra l'ignoto e il domestico: egli marca un limite e un passaggio. In epoca romantica, la riduzione dell'arcangelo da spazio a figura secondaria insieme agli altri attori (santi, diavoli, mostri), testimonierà di un cambiamento strutturale nell'organizzazione e nella concezione del testo sacro. Attraverso l'analisi semiotica di architetture, paesaggi, immagini si può cercare di ricostruire una storia del Santo, sia come spazio, sia nello spazio; contemporaneamente, è possibile ricostruire una geografia, non tanto dei luoghi, quanto degli sguardi sui luoghi.