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Babilonia era dotata di quattrocentottanta stadi di fortificazioni, di un fossato largo e profondo, di un muro alto cinquanta cubiti e largo duecento, di cento porte di bronzo e viveri accumulati da molti anni. Tutto questo non servì però a salvarla dalla conquista persiana. Secondo Erodoto la più bella e la più grande delle città assire scontò una tragica difficoltà di comunicazione. L'impressione suscitata nei Greci dalle dimensioni della città, che contribuì a creare lo stereotipo della "città orientale", è in questo caso collegata all'impossibilità di trasmettere le informazioni. Anche Aristotele affermava che polis e territorio dovevano essere "abbracciabili con un solo sguardo", perché eccedendo questa misura nessun araldo avrebbe potuto farsi sentire da tutti. Occorre allora porsi il quesito se la polis fosse una comunità diversa anche in virtù del proprio tipo di comunicazione, e se essere cittadino significasse possedere una competenza comunicativa specifica. La risposta a questa domanda viene fornita attraverso una rilettura del mito di Prometeo, della commedia Uccelli di Aristofane e della figura di Pericle. Attraverso lo scarto tra uomo prometeico e cittadino, tra dimensione originaria dell'uomo e sua integrazione politica, si scopre così il punto di vista sulla techne e sulla cittadinanza degli uomini del V secolo.