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Il titolo del poema allude al significato ebraico della parola "Pasqua" (pesàch), il passaggio del mar Rosso, del popolo ebraico, verso la redenzione dell'epoca messianica. Il passaggio che viene infatti raccontato nel poema è quello che muove incontro all'acquisizione di una nuova coscienza, un processo di metànoia, una trasformazione destinata a concludersi nella fede. Questo transito di poesia si divide in due parti, nella prima delle quali, intitolata "Abbrivio", la poesia si spalanca in una tensione panica verso la bellezza che rimane tuttavia travolta dall'esistenza stessa. Attraverso l'esperienza critica (anche il termine greco krisis allude al significato di "passaggio"), nella scepsi dettata dalla nostra comunque soccombente condizione, s'apre la seconda parte del poema, intitolata "Approdo", nella quale, in un progressivo avvicinamento al Kérygma cristiano, alla Pasqua di resurrezione, la poesia ritrova infine pienamente compiuto il senso della bellezza nell'ineffabile agnizione della nostra incarnata eternità. Al poema si aggiunge un racconto, "L'adorazione", e un'ode, "I giardini della Santa", che, per l'affinità dei contenuti, approfondiscono e dilatano il solco del "Passaggio".