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La ninna nanna del Führer mette in luce gli inquietanti legami fra arte e potere nella Germania di Hitler. Il Nazismo fece della musica un elemento fondante dell'identità nazionale e, sotto il controllo del ministro Goebbels, la rese una potente ed efficiente macchina di propaganda. Al pari delle forze militari e dei campi di sterminio, la musica fu profondamente coinvolta e si lasciò coinvolgere nelle scelte ideologiche del regime. Scatenò forze irrazionali, suscitò furori, materializzò i peggiori incubi che la mente umana potesse concepire. Al suono di allegre marcette e canzoni popolari, i deportati venivano accompagnati dai treni della morte fino alle camere a gas. Oppressi, perseguitati, ridotti a morti che camminano: la musica e l'arte più in generale furono l'unica ancora di salvezza capace di dar loro speranza anche nel fondo dell'abisso. La grande pianista Alice Herz-Sommer trovò salvezza solo grazie al suo pianoforte con cui poté dare conforto spirituale a tanti uomini. La scrittrice di favole per bambini Ilse Weber, nonostante il dottor Mengele avesse deciso che potesse vivere, scelse di morire accanto a suo figlio e a molti altri piccoli innocenti cantando per loro, all'interno della camera a gas, una ninna nanna che lei stessa aveva composto. Se gli uomini scompaiono, la musica però sopravvive cosicché noi possiamo prestare ascolto alla voce di un'arte che canta la tragica vicenda dell'Occidente sull'orlo dell'abisso.