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Questo è un racconto emozionale in difesa degli over 50 e degli over 55, di tutti coloro, cioè, che hanno avuto la fortuna di nascere nei Cinquanta, crescere nei Sessanta e formarsi nei Settanta. Parte con una lunga rilettura, in particolare, dei Sixties, l'età dell'oro del nostro Paese, in cui gli italiani avevano altri valori, altri genitori, altri maestri, altri cantanti, altri registi, altri attori, altri comici, un'altra lingua, altri politici, un'altra tv, un'altra pubblicità. Amavano un altro calcio, sapevano cosa mangiavano e cosa bevevano. Si fidavano del medico di famiglia, del farmacista e del parroco ma sapevano cavarsela anche da soli. Una "rilettura", dunque che non può prescindere dai dati economici e dal vero boom, quello demografico, ma che non può esaurirsi a questi due elementi, trascurando il "come" e il "perché" e a quale costo, gli italiani, soprattutto i ceti meno abbienti, seppero ambire a conquiste di modernità e a nuovi spazi di libertà e progresso per assicurare futuro ai posteri, ignari dell'amara sorte che sarebbe toccata a figli e nipoti. Si chiude, infine, con la rivendicazione dell'appartenenza al presente di quelli che oggi si chiamano tardo-adulti.