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Edita nel 1881, "Autobiografia", di Paolo Gorini, vide la luce a Roma, per volontà degli amici dello scienziato, Carlo Alberto Pisani Dossi, Luigi Perelli e Carlo Levi. Idealmente volta a scongiurare gli "spropositi della memoria" e pubblicata per sovvenzionare l'erezione di un monumento alla memoria del "mago" di Lodi, l'opera si compone dei ricordi lasciati ai posteri dallo stesso Gorini, probabilmente riordinati e revisionati da Carlo Dossi. Si rievocano così figure e temi noti,complessi e spesso controversi del Risorgimento italiano e del primo ventennio unitario, visti dagli occhi di un "intellettuale scientifico", come già ricordato da Clelia Pighetti, romantico e disincantato, innamorato della scienza e non per questo assente dai piaceri e dai dolori del mondo.