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«Desiderio e assenza, libertà e perdita, eros e solitudine, confinano con il silenzio. Anna Maria De Luca fa della poesia la cifra che del silenzio scioglie i nodi e ne fa scaturire la voce. Parola che sembra plasmarsi dentro un gioco linguistico d'invenzione, nel linguaggio cifrato della fantasia, dove il tempo, non quello reale ma quello della scrittura e del racconto, è un lemma di alta frequenza nel tessuto verbale, in quell'attesa dell'epifania dei segni slegata dalla realtà. Parole coscienza-conoscenza-appartenenza a quel In principio era il Verbo, parole ripulite di tutto l'artefatto, maglie di una catena del sentire. Parole, gioco di parole, parole soffocate, graffiate, smaterializzate, scarne, essenziali. Parole, in cui affogare mille pensieri, sui mari d'inchiostro nell'attesa, scandita dal silenzio, del sole splendente di vita. Parole-rete per entrare in sintonia con la verità del mondo in un'atmosfera aurorale. Limpide, trasparenti, energiche. Parole-eros, palpitanti, pulsanti, in cui fluttuano i pensieri nei ritmi della materia. È la sacralità dell'amore che si consuma in quella della parola attraverso icone e immagini nelle quali sopravvive fisicità e metafisicità. Ed è vero Poeta colui il quale ci fa gustare la forza delle parole.» (Teresa Romano).