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Il saggio pubblicato da Gingerich nel 2009 [...] conteneva una dimostrazione folgorante che i cinque disegni delle lune contenuti nella «New York copy» erano necessariamente falsi. Non potevano che essere falsi, sulla base di un confronto calibrato e sistematico fra due tempistiche storiche: la tempistica delle osservazioni astronomiche compiute da Galileo, all'«occhiale di canna», a partire dall'autunno del 1609, e la tempistica della lavorazione delle bozze del "Sidereus Nuncius", quali Galileo aveva approntate, con il tipografo veneziano Tommaso Baglioni, nelle ultime settimane dell'inverno 1610, il più febbrile e il più esaltante della sua vita. In "The curious case", Owen Gingerich lo scienziato muoveva da una ricostruzione notte per notte, ora per ora, quasi minuto per minuto, delle osservazioni telescopiche di Galileo, con luna crescente o con luna calante, con cielo sereno o con cielo nuvoloso, a crateri visibili o a crateri invisibili, per ragionare del modo in cui Galileo stesso poteva o non poteva avere disegnato le fasi lunari da lui inquadrate con il cannocchiale.