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«Coltivare la poesia in un tempo così prosaico in una società tutta protesa all'apparenza ed alla prepotente affermazione individuale è già di per sé un segno distintivo di nobiltà d'animo. Se essa poi rivela, come in questo caso, partecipazione sofferta alla vita altrui, accettazione risoluta della dolorosa realtà dell'esistenza, un bisogno prepotente d'amore, allora si può parlare veramente dell'espressione di una ricchezza spirituale che investe tutti gli aspetti dell'essere dagli affetti familiari ai ricordi ricorrenti del passato, dagli elementi naturali agli interrogativi esistenziali. Ciò che colpisce, al di là della vastità dei contenuti, è l'afflato lirico che dona un colore univoco e ben riconoscibile ai versi. Sul montaliano "male di vivere", sull'ineluttabilità del dolore, sul crollo dei sogni, sulle inevitabili ingiustizie si afferma, quasi inconsciamente, la volontà inesausta di vincere le angosce, di superare questi tragici limiti, eternando fatti, luoghi, persone, sia nel ritmo incalzante dei versi sia nell'efficacia pittorica delle immagini».