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Questo è un lavoro che va letto su un duplice versante: quello dell'invettiva, dello sdegno contro l'uomo che distrugge - per stoltezza - il lavoro millenario della Natura, e quello di una religiosità "panteista", un arrendersi di fronte al Mistero. Il problema centrale affrontato da Onorati è quello della superbia umana, la quale ha creato un Dio a immagine e somiglianza dell'uomo, sostenendo invece che Dio ha fatto l'uomo simile a Sé. Inoltre, anche se la scienza sta dimostrando la nostra pochezza di fronte all'universo, noi crediamo ancora che la Terra sia il centro del Creato e che noi siamo il fine della creazione stessa. Insomma, il libro è un invito - talvolta a toni sostenuti - alla sana e saggia umiltà, al rispetto di tutti gli esseri dei tre regni e, soprattutto, all'amore fraterno che invece è obliato in nome dell'odio, della guerra di tutti contro tutti. Onorati ama la vita, ringrazia chi lo ha messo al mondo nonostante le atrocità che la Storia presenti, perché vivendo ha potuto guardare l'Infinito, conoscere il miracolo dell'esistenza, la bellezza fragile ed immensa della Natura.