Tab Article
Conoscere la propria lingua è dovere di ogni cittadino, ma tenere presente quella degli avi e il loro modo di vivere dovrà essere un ben più serio impegno. Il grande poeta villarosano, Vincenzo De Simone, nel suo famoso sonetto sul dialetto, dice di amarlo "pirchì cci sentu intra la vuci di tutti li me' nanni e li nannavi, di tutti li me vivi e li me' morti". Dopo questa generazione potranno nascere e crescere Villarosani più attenti di noi, ma gli aneddoti in questi testi riferiti, quasi insignificanti per i distratti, se non saranno fissati su un mezzo cartaceo e diffusi in biblioteche pubbliche e private, si perderanno, come le altre che pur se arrivate alle nostre orecchie, non sono state raccolte. Conoscere le storielle vere e genuine contenute in questo volume, non sono il frutto di improvvisazioni, ma un ripensamento e una elaborazione di decenni di fatti e detti raccolti con lo spirito "do' spicaluru e do' rapucciaru". Questi scritti sono quelli di un amante di Villarosa, del suo paese: nel secolo scorso la nostra terra fu, prima dell'esodo di massa, attiva e piena di risorse: è nostro precipuo dovere riprendere l'antica vitalità economica, sociale e culturale.