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Il valore sociale che ha il cibo nelle nostre vite supera di gran lunga quello puramente nutrizionale. Non mangiamo per soddisfare un bisogno fisiologico, facciamo finta sia così, ma in realtà ci nutriamo dei momenti che viviamo intorno ad una tavola, di quel tempo trascorso con amici, parenti o semplicemente soli con noi stessi. Cerchiamo di imparare le ricette di Carlo Cracco, Gordon Ramsey o Antonino Cannavacciulo ma vogliamo farlo solo per regalare l'emozione che ci hanno insegnato Totò in "Miseria e Nobiltà" o Alberto Sordi in "Un americano a Roma" solo per citare due mostri sacri del cinema italiano. Più semplicemente vorremmo essere nei panni del critico gastronomico Anton Egò, che in Ratatuille assaggia l'omonimo piatto di verdure e ricorda la sua infanzia e le amorevoli attenzioni materne. Bruno Pellecchia in questo suo libro vuole semplicemente raccontarci la sua storia attraverso le sue passioni: il cibo e il disegno.