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Da tempo tra gli psicoanalisti è in atto un ritorno di interesse nei confronti dell'isteria e delle sue polimorfe manifestazioni. Appare evidente che, incurante della maggiore o minore attenzione che le si dedica, e delle relative varianti classificatorie, la presenza dell'isteria affiora continuamente nel disagio psichico di persone che chiedono aiuto all'analisi. Un approccio junghiano offre al modo di considerarla e renderla vivibile una visuale innovativa. In accordo con la concezione che Jung ha dell'inconscio, l'essenza dell'isteria - naturalmente dionisiaca prima che alienante e patologica - può essere considerata alla stregua di un meccanismo di difesa dell'Io, indipendentemente da sesso o genere; non va dimenticato che secondo Glen O. Gabbard certi clinici ancora usano l'espressione "maschio isterico" come un ossimoro. Nella valutazione junghiana il mito di Dioniso, con le molte derive simboliche in cui è tutt'oggi rintracciabile (si pensi ai rave party), può offrire una preziosa guida alla comprensione e alla cura della patologia isterica. Dioniso, il più psichiatrico degli dei greci, è il grande conciliatore degli opposti, è l'equilibratore degli scompensi provocati quando, per scelta o per necessità, diventiamo troppo unilaterali, troppo irrigiditi e sopraffatti dallo sforzo di dominare il contesto. Assieme alla riproposta del dionisiaco, queste pagine presentano un apporto inedito per la comprensione dell'isteria.