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Per la medicina è un'impostazione insolita quella di considerare le malattie come prestazioni creative, al pari di un'opera d'arte, L'Io del paziente è visto più come la vittima di una sofferenza fisica a lui estranea che non come un partecipante attivo a quest'opera. Eppure le malattie fisiche rappresentano spesso un tentativo di riparare un'offesa psichica, di compensare una perdita interiore o di risolvere un conflitto inconscio. Dieter Beck cerca di dimostrare che la malattia somatica non è un evento assurdo, da far scomparire al più presto con manipolazioni chimiche e chirurgiche, bensì l'espressione di una lotta ricca di senso per il ristabilimento psichico e fisico. Vengono poste in primo piano le capacità sintetiche dell'Io e le tendenze creative dei Sé, che mettono la malattia fisica al servizio dell'autoguarigione. Le particolarità di questa concezione della malattia sta nella valutazione positiva data alla sofferenza fisica, vista invece di solito come un fastidioso incidente, un'aggressione che va solo sconfitta e mai ascoltata.