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Pensi al lockdown e la prima cosa che ti viene in mente è il titolo di un romanzo, breve ma decisamente forte, del celebre scrittore ceco Bohumil Hrabal. "Una solitudine troppo rumorosa". Niente più di queste parole, scritte in tempi non sospetti, e riferite a ben altro, riesce a decifrare la sensazione che ho provato prima vivendo in prima persona questa clausura forzata, poi rivedendo le immagini di quei giorni, le strade deserte, il pianto di un'anziana attraverso i vetri di una RSA, i posti di blocco in strade abbandonate a uno spettrale isolamento. È il silenzio che precede, o segue, il frastuono del Big Bang. È la luce abbacinante di un fenomeno naturale che inghiotte tutto e tutti. È una solitudine rotta solo dalla speranza di tornare a vivere. Tutti insieme.