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Da un cigolante magnetofono torna a risuonare, a distanza di alcuni anni dalla sua morte, la voce di una donna. È il figlio ad aver inciso su nastro questa singolare intervista alla madre e quando ne riascolta le parole è ormai emigrato in Canada, dopo essere fuggito dal proprio paese, la Jugoslavia dilaniata dalla guerra civile. Affidandosi ora ai silenzi ora all'intensa e sofferta testimonianza di questa coraggiosa figura femminile, Albahari tesse una fitta trama di corrispondenze simboliche fra il turbinoso destino di una famiglia ebraica e il tragico dissolvimento di un'intera nazione. Ma è possibile, nella solitudine dell'esilio e in un idioma straniero, fare della propria madre la protagonista di un romanzo, quando nella voce materna vibra il richiamo della lingua madre rimossa? Le pagine rischiano di non essere mai scritte: fra presente e passato, vita e letteratura si apre un insanabile dissidio.