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È un'audace sfida alla visione tradizionale della musica medievale quella lanciata in questo libro: l'immagine di una cultura puramente alfabetizzata scolora a favore di una visione più complessa in cui scrittura e oralità interagiscono. Interrogandosi su questioni fondamentali, come ad esempio in quale modo i cantori riuscissero a memorizzare una così grande quantità di musica, e in quale modo la musica composta mentalmente anziché sulla pergamena informasse lo stile musicale, Anna Maria Busse Berger indaga l'impatto dell'arte della memoria sulla composizione e sulla trasmissione della musica medievale. Il suo studio innovativo mostra che l'avvento della scrittura non solo non soppiantò la consuetudine dei compositori di elaborare i brani a mente, ma - al contrario - offrì addirittura nuovi strumenti mnemonici. Gli studiosi hanno creduto per lungo tempo che la musica medievale fosse composta e trasmessa in forma scritta semplicemente perché dal XII secolo buona parte della produzione polifonica fu fissata sulla pergamena. La musica medievale e l'arte della memoria, invece, dimostra con chiarezza che, anche se un brano fu messo per iscritto, non necessariamente fu concepito e tramandato attraverso la scrittura. Il nuovo modello proposto dalla Busse Berger esalta l'interazione fra scrittura e oralità nella composizione e nella trasmissione, approfondendo e arricchendo l'odierna concezione della musica medievale, e aprendo altresì la strada a nuove interpretazioni.