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Dietro la pittura di Gianamedeo Trabucco affiora quella che Germano Beringheli definisce "attività intenzionale della psiche". Essa si fa largo - aggiunge Beringheli - "attraverso l'intreccio di geometrie affidate dal subconscio alla memoria e di segni cromatici campiti di getto" e diviene "un discorso visivo che possiede accordi e dissonanze del segno, dolcezze e asprezze del colore, lo stato squillante della luce". Pittura come ricerca, certamente. E come ricerca di una verità interiore che attinge a suggestioni molteplici, quasi stratigraficamente distribuite e, al tempo stesso, partecipi dei "significati profondi" dell'emozione.