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I miei genitori hanno acquistato la casa del Tarugo nell'ottobre del 1986. Il caso, la sorte, il fato, o forse due anime non soddisfatte del loro destino, hanno voluto che percorressi quello stretto sentiero in discesa che porta alla fonte. Lì ho trovato, scivolandoci accanto, una piccola lapide con la data della morte di Luigia. Della seconda Luigia. La prima si era uccisa il giorno della nascita della sorella. Con testardaggine ho voluto raccontare la loro storia. Le memorie locali le definiscono suicide, a loro è stato tolto ogni sacramento e misericordia dovuti a chi lascia la vita terrena ma nessun accennno al perchè di una tale azione.Un' unica nota segnala il padre per "condotta cattiva". I genitori ed i fratelli sono sepolti l'uno accanto all'altro e li ho potuti vedere negli occhi. I grandi baffi neri del padre sono come me li ero immaginati. Lo sguardo rassegnato e perso nei ricordi di sua madre è come l'ho raccontato. La prima Gigia avrebbe compiuto 101 anni, la secondo sarebbe potuta essere mia nonna. Una storia vera, tragica, ambientata nelle marche, negli anni 30.