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La pace della mia montagna di notte è intatta, impermeabile, indisturbabile. Dura più a lungo del mio respiro e io mi scordo che tra me e la strada c'è di mezzo la vita e il battito del cuore. Nel gesto di raccogliere più ossigeno che posso, aria che mi pizzica il naso e mi gela le orecchie, mi secca renderlo indietro; come a spiegarmi che tanta pace non sia mia, ci posso solo sostare. La mia aria, quella che, volere o no, devo tenermi nei polmoni, è quella di casa, della piccola cucina che ho lasciato accesa, con la stufa calda e Italo sul divano che mi guardava partire, voltargli le spalle, diventare bosco discreto e silenzioso.