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Diciassette racconti di autori prestigiosi che - palesemente o in filigrana offrono una lettura diversa e anticonvenzionale delle festività di fine anno, narrando di violenze, uccisioni, incubi, allucinazioni, interferenze con l'aldilà, perversi rituali, macabre circostanze... In questi sorprendenti "racconti di ceppo" del tutto controcorrente (alcuni apparsi, ingannevolmente, proprio su strenne e almanacchi) si polemizza (spesso con palese fastidio e non senza nostalgia) contro la perdita di ogni autenticità e ogni incantesimo di una festa che già con l'avvento del XX secolo inizia irrimediabilmente a degradarsi, divenendo sempre più frivolo rituale di una borghesia egoista e soddisfatta, pacchiana liturgia conviviale, vuoto sfoggio di inutili orpelli edonistici, ostentazione ipocrita di buoni sentimenti a cui nessuno più crede.