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C'erano i lunghi pomeriggi in laboratorio e le invenzioni progettate dal nonno da realizzare; c'erano due fratelli, Ytze e Vincent, che ne studiavano ogni dettaglio e, attraverso quelle formule matematiche, sognavano di superare la gravità del cielo. C'era una sfida, la più ardita: costruire una bicicletta volante per guardare il mondo dall'alto. Come avrebbe voluto il nonno. Il vento avrebbe soffiato a favore sulla terrazza del vecchio magazzino. Vincent - protetto da una stupida cuffia d'aviatore - avrebbe pedalato, coraggiosamente, contro il destino. A volte, però, la fantasia può essere fatale. Come Icaro, Vincent perde la sfida. Precipita e, con lui, si infrange anche l'esistenza del fratello superstite che deve fare i conti con la solitudine, il senso di colpa per aver sbagliato, gli sguardi dei genitori, i loro silenzi che accusano. Ytze si allontana da casa, completa il suo percorso di studi, impara il sesso ma non lo confonde con l'amore, sperimenta ancora il senso di abbandono che lascia la morte di una persona amica. Diventa un esperto di "progetti illusori", di quelli che non sono rimasti al passo coi tempi. Ne fa una professione studiandone l'ascesa e il declino e sceglie di tornare al vecchio villaggio del nonno, dove tutto è cominciato, dove è custodita la verità. Quella di una vita spezzata. Quella di una vita ancora da vivere.