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Il libro di Càlzia descrive e racconta di microcosmi perduti in un vortice visionario, impregnato di saudade, onirico quanto basta per disorientare il lettore prima di portarlo all'incontro con i suoi finali sempreaperti. Viaggiando di racconto in racconto, l'impressione è quella di muoversi in cerchi che sembrano chiudersi per riaprirsi subito dopo - come una ferita - a un dolore curvilineo, che rincorre la trama dell'infinito.