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Gli undici racconti di questo libro sfilano, allineati nelle pagine, con la cadenza di una squadra di calcio. Undici, perché undici sono i campioni: quelli di Superga, gli imbattibili del Grande Torino. Con una levità, e di scrittura e di immagini, che, bella e coerente, si riflette nell'asciuttezza dei brani, la tensione gentile del narrare accompagna, senza contraddizioni, chi legge in territori intimistici e visionari, concretissimi e onirici. Su tutto, poi, aleggia come un senso di mistero ma anche di speranza, quasi che il destino, impietoso e pur già consumato, possa in qualche modo, come dire, godere di un ripensamento e all'ultimo riscattare, recuperare, salvare. Come una rete vincente segnata al novantesimo. Fra titoli che alludono e richiamano, in storie che si disvelano nella impalpabile delicatezza di un pensiero o nell'intento di un gesto, tramite un dialogare a volte persino provocatorio, la lettura si scioglie, fluida e lineare, come il dolce scivolare delle nuvole nel cielo, generosa negli squarci poetici quanto terribilmente cruda nella sua durezza.