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Grazie all'espediente narrativo del "camminare insieme", giocato nella scelta di un linguaggio volutamente colloquiale, l'autrice conduce il lettore in una serie di escursioni filosofiche. Si passeggia, allora, non solo attraverso il mondo antico, ma anche attraverso quello tardo-antico, quello moderno e talora quello contemporaneo; in quest'ultimo caso, la questione della mímesis appare tutt'altro che risolta e lo si può vedere nel confronto con la concezione del "desiderio mimetico" di Rene Girard. Si tratta di dimostrare come la mímesis, soprattutto in antichi autori di teatro, assuma il suo significato più rivelatore in quanto finzione, simulazione e illusione, il cui valore estetico travalica un'ottica tradizionale, di matrice platonica, che vorrebbe ridurre la mímesis a semplice imitazione o a misera riproduzione. Un posto d'onore è riservato ad Aristofane e, in particolare, a un suo singolare personaggio, Agatone, portavoce di una teoria estetica ancor'oggi insuperata. Ma si parla anche dell'Anonimo del Sublime, di un romanzo greco e di una sorprendente pièce di Corneille. Vengono chiamati in causa, insomma, autori teatrali e altri non propriamente di teatro, ma che pure si sono interrogati su quale sia l'effetto di messinscena, ossia mimetico, proprio del raccontare e dell'ascoltare, del leggere e dello scrivere nonché del pensare e dell'immaginare.