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"Berlusconi è la causa, o bensì l'effetto, di un Paese che all'etica preferisce la cotica?" (Roberto D'Agostino, "Dagospia") Era il tempo in cui in Italia sfrontatezza, cupidigia e arroganza dominavano sostanzialmente incontrastate. Il popolo sovrano si inchinava ai potenti che eleggeva perché sperava di entrare a far parte delle loro clientele, desiderando soltanto di legarsi a quella schiavitù cui lo smodato eccesso di libertà e la fittizia ostentazione del benessere l'avevano gettato irrimediabilmente. "Alla virtù si era sostituita la scaltrezza": all'essere l'avere. Incomincia così il pamphlet di Giuseppe Puppo che, come dice il sociologo Carlo Gambescia nella prefazione, "grazie all'uso accorto e raffinato del fioretto Puppo, come è suo costume di saggista, non colpisce mai di taglio, usa la punta e quindi raggiunge profondità, sconosciute alla maggioranza degli sciabolatori urlanti."