L'autunno del futurismo. Dal tattilismo all'aeropittura di Viola Gianni Eugenio - Bookdealer | I tuoi librai a domicilio
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L'autunno del futurismo. Dal tattilismo all'aeropittura

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Benché privato dalle vicende belliche di alcuni tra i suoi più signi cativi esponenti (Boccioni e Sant'Elia tra gli altri) il Futurismo di Marinetti continuò nel primo dopoguerra nella sua ricerca di nuove forme espressive. Alcune, come il Tattilismo, erano anche ironiche (o proprio ludiche) e provocatorie. Suscitarono comunque interesse anche per il confronto con il Dadaismo di Tzara, Breton e Aragon, movimento nato a Zurigo nel 1916 che nel 1919 si era trasferito a Parigi. Proprio a Parigi in una tumultuosa serata del febbraio 1921 presso il Teatro dell'Oeuvre (caro a tutte le audacie, a cominciare da quelle dell'Ubu Roi di Jarry) futuristi e dadaisti si confrontarono con la lettura del manifesto del Tattilismo e al suono degli intonarumori (in un concert bruitiste cioè 'rumorista' che valse da detonatore). Dopo il Tattilismo vennero l'Aeropittura e l'Aeropoesia: nell'avanguardia europea trionfava il Surrealismo che tuttavia in Italia per le sue scelte politiche non poteva attecchire. Sicché il Futurismo un poco alla volta ebbe anche una funzione di supplenza verso le esperienze internazionali e dalle sintesi aeree - spesso non comprese - riuscì anche ad accreditare l'informale.

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