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Protagonisti di questo libro sono Raniero ed Erica, due lungodegenti manicomiali di tanti anni fa. Afferma Fausto Petrella nella Prefazione: "Il libro è il racconto e la rielaborazione a posteriori, 'dopo tanti anni', dell'impegno oneroso, mentale e affettivo, conoscitivo e rammemorativo, nei confronti di questi due antichi lungodegenti. Il valore del libro è innanzitutto testimoniale, simbolico ed esemplare. E i due pazienti sono un po' come un milite ignoto attorno al quale organizzare sentimenti e pensieri. Ai due pazienti i nostri autori dedicano il monumento postumo del loro libro, dove cercano di farli rivivere magicamente, convogliando su di loro le energie della cultura, la forza della memoria e degli affetti, ma anche trasformandoli in un luogo di confronto e di dialogo fra le più accreditate anime della psichiatria." Lo "stupore", lo "sconcerto", lo "sbalordimento", ma anche una certa "ammirazione" degli operatori psichiatrici di fronte a Raniero e a Erica, alla loro pregnanza antropologica, alla loro dignità, alla loro statura etica capace di resistere alla follia, al manicomio, alle sciagurate circostanze di vita, spingono gli autori a guardare oltre, a spostare il loro sguardo azzardando riflessioni ad altri livelli.