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Rosa Giulio intraprende con Leopardi un singolare "viaggio" nell'originale scrittura dello "Zibaldone", esplorandone, anche attraverso frequenti incursioni nelle altre opere, le strutture concettuali e linguistiche. L'indagine del dinamico "corpus" di "pensieri", condotta in "Gli infiniti disordini delle cose" con raffinati parametri ermeneutici, riesce pienamente a illuminare l'eccezionale potenza della pluriprospettica riflessione leopardiana. Da un serrato confronto con i maggiori filosofi dell'Europa moderna - da Pascal a Locke, da Hume a Kant, da Nietzsche a Husserl -, studiati con scrupolo filologico nei loro testi originari, il poeta di Recanati emerge con una sorprendente statura di autentico pensatore, la cui inconfondibile fisionomia è vista come parte integrante e fondamentale dell'autonoma e specifica identità speculativa italiana, che ha avuto come antesignani Machiavelli e Bruno, Galilei e Vico.