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Madrigale è l'impulso originario. L'atto successivo è quello di raccogliere secchiate di memoria, per comunicare il senso profondo dell'essere, della carne, della materia e del vuoto vivo che non si può altrimenti descrivere, per arrivare a comprendere (senza per questo giudicare) i perché di una e di cento esistenze. Ciò che ne scaturisce è un clima dal piglio drastico e indulgente, paradigmatico e svincolato dall'evidenza immediata. L'anima è un vaso. La madre ha occhi verde uva. E Caino è padre. La nonna è semplicemente Lupa. Leone partì innocente e tornò veterano. Paolina corrisponde a una Penelope di serie b. La famiglia, la città di provincia, la storia passata, sono rivisti attraverso molti filtri; uno slittamento di livelli che conferisce all'impatto narrativo valenza di favola predestinata, di eterno cammino per raggiungere strade, cose, persone, verità. Non è un romanzo, né un racconto breve o una filastrocca. E allora cos'è? Valentina Santomo risponde: "Immagino il madrigale come la parte di un arazzo dal ricamo fitto e coloratissimo. Alcuni fili arrivano da lontano e saranno gli stessi a ricamare l'ultimo elemento."