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«Le lettere scritte da Flaiano a Rosato dal 1967 al 1972 (specialmente quelle in cui si chiariscono le derivazioni di termini entrati nell'uso quotidiano come vitellone e paparazzo) e il piccolo manipolo di saggi e interviste raccolte da quest'ultimo per completare il volume, aiutano certo a meglio comprendere i rapporti dello scrittore con il suo Abruzzo, ma ancor di più a definire il carattere dell'uomo, la solitudine del satiro versatile, che osserva il mondo dall'alto di una convinzione basata sull'inutilità del tutto» . (Gianni Oliva)