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"Ripensare lo sviluppo capitalistico" si propone un obiettivo straordinariamente ambizioso: attualizzare la critica dell'economia politica dentro le trasformazioni del presente globale, analizzato attraverso la categoria di "capitale postcoloniale". Esaminando il caso paradigmatico dell'India, Kalyan Sanyal mette radicalmente in discussione il discorso dello sviluppo, al centro della narrazione occidentale della modernità. Nonostante elevatissimi tassi di crescita economica, infatti, nel capitalismo postcoloniale vive una contraddizione: la contemporanea presenza della crescita del PIL e dell'allargamento della povertà. È lo stesso sviluppo capitalistico a creare, attraverso l'ininterrotto ripetersi dell'accumulazione originaria, le sterminate bidonville relegate ai margini delle metropoli e le terre distrutte dagli scarichi delle fabbriche, abitate da una forza lavoro in eccesso. Il capitale postcoloniale allora, per affermare la propria legittimità ed egemonia, non può lasciare a se stessi gli spossessati, ma deve farsi carico della riproduzione delle basi materiali della loro sussistenza, gestendo la povertà su un terreno "governamentale". Completando il proprio percorso di analisi, Sanyal individua con chiarezza il nodo gordiano con cui si deve confrontare una nuova politica radicale, ovvero la combinazione di lotta di classe e movimenti dei poveri.