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"In questo possiamo bene immaginare che Mina Campaner abbia scritto Il ritorno d'Emmaus spinta da un'esperienza personale che però ha il pregio di non soffocare il dettato con un'espressione eccessivamente intimista ma di testimoniare cosa succede nel cuore di chi accoglie, di chi si affeziona e deve lasciar partire. La difficoltà dell'accoglienza nella consapevolezza, e poi nella realizzazione, di ciò che è a tutti gli effetti una perdita oggi quasi inimmaginabile. Oggi, che spinti da politiche non solo italiane ma europee consideriamo l'altro, il "migrante", un peso da cacciare, da rifiutare, da non riconoscere nonostante lo sfruttamento storico. Mina Campaner oltrepassa questo rifiuto e racconta cosa si perde quando il "migrante" deve ripartire. Quando l'accoglienza diventa un inevitabile saluto. Perché amare altri esseri umani non è mai stato facile né mai lo sarà, ma è necessario. È necessario anche quando dopo averli accolti li si deve lasciar andare verso altri paesi, altre radici. Con la fede di chi sa di avere lasciato e di avere ricevuto in dono una presenza. Una riva." (Dalla prefazione di Alessandro Canzian)