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In questo saggio l'autore pone a confronto due visioni del mondo: quella che fu comune, nei suoi diversi adattamenti, alle civiltà sacrali e tradizionali e quella che è stata imposta "globalmente" nel corso conclusivo della civiltà occidentale moderna. Si tratta di due punti di vista opposti e inconciliabili, per nulla riconducibili ad un supposto progresso di "evoluzione" dell'umanità. Le ultime ed estreme manifestazioni della civiltà moderna, che vengono esaminate in questo saggio (che si vuole inserire nel solco del pensiero tradizionale tracciato da Guénon ed Evola) portano a pensare che stia per arrivare quel punto di non ritorno, che dovrebbe coincidere con il termine del ciclo (la Katà Strofè appunto) della presente umanità, già in vari modi preconizzato dagli antichi Savi.