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Attraverso tre storie, Sergio Toppi mette in scena il grande Nord degli Stati Uniti, con i suoi indiani e i suoi trappers, ossia cacciatori ed esploratori. "Finché vivrai": un indiano ci racconta della morte di suo padre, che aveva scambiato le sue pelli e pellicce per un pistola e dell'alcool, e del suo incontro con la persona che gli insegnò le cose che lo avrebbero reso un uomo: riconoscere le orme, accendere un fuoco, le astuzie della caccia... "Naugatuck 1757": Farquharson è uno scozzese, abile suonatore di cornamusa, che rammenta come l'Inghilterra conquistò le sue terre e uccise il suo clan, insieme a suo padre. Ora vive in America del Nord e serve proprio quella Inghilterra che voleva fuggire, e obbedisce proprio a quegli ufficiali che in Scozia sparavano contro di lui. Ma una profezia percorre come un filo rosso la storia della sua famiglia: «Quando sotto i colpi del nemico, la nostra cornamusa avrà una nuova voce, saremo capaci di tutto!». E mentre suona in piedi su di una palizzata, mentre gli indiani lanciano contro di lui frecce e proiettili, uno di questi pratica un nuovo foro nel suo strumento, donandogli così una nota diversa... "Little Big Horn 1875": di ritorno dalla caccia un indiano trova sua figlia assorta. Dopo averla interrogata scopre che uno spirito le è apparso e l'ha messa incinta. All'inizio ha paura che qualcuno l'abbia drogata e violentata, cercando poi di coprire il misfatto con questa menzogna, ma ben presto si rende conto che quel ragazzo che sarà suo nipote sarà destinato a qualcosa di grande, a schiacciare l'Uomo Bianco. Anche se non si nomina esplicitamente nella storia, è chiaro che ci si riferisce al generale Caster e al tragico destino della battaglia di Little Big Horn, in cui fu trucidato con i suoi soldati dalle tribù riunite di Sioux e Apaches.