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L'età finale del Bronzo segna l'apice dello sviluppo economico e storico della Sardegna. L'isola commercia con i grandi regni del Mediterraneo orientale e le sue navi giungono fino alla terra dei Faraoni. Vengono costruiti migliaia di nuraghi e le comunità di villaggio si aggregano attorno a grandi regge nuragiche, avviando l'esigenza di ottimizzare la gestione del potere e le forme di governo. Grandi gruppi si contrappongono per garantirsi spazi vitali e, ove possibile, il predominio sulle altre tribù e sugli altri territori. La casta dei guerrieri convive in osmosi funzionale con la casta dei sacerdoti, finché anche questi non decidono di puntare al potere supremo nel nome della Dea Madre. Lo scontro viene reso drammatico da una fase di grave siccità a cui seguono alluvioni e carestia. La lotta per il potere si intreccia con la lotta per la sopravvivenza che vede in campo le grandi tribù delle Terre di Tramontana contro le tribù delle Terre di Mezzogiorno, in un incrocio di alleanze, tradimenti, scontri e guerre che ristabiliranno, per un lungo tratto, l'equilibrio fra le molte tribù e i molti territori che crescono e si sviluppano attorno ai nuraghi.