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La satira politica ha come nucleo la satira antifascista composta da Vittorio Butera nel periodo della dittatura e del secondo conflitto. Questa parte, contenuta nel cap. II, è preceduta da alcuni testi di collegamento con gli anni prefascisti a incominciare dal 1915, ed è seguita da pochi componimenti posteriori al 25 aprile 1945 che segnano il passaggio alla Repubblica democratica. Essendo un dipendente pubblico, Butera non può dimostrarsi apertamente ostile al regime. Sfoga quindi il malumore nella satira, che compone ispirandosi ai discorsi del duce, agli slogan della propaganda fascista, ai fatti del giorno, ai comportamenti delle gerarchie e degli addetti alla repressione nella provincia di Catanzaro. Trova nell'ironia della satira lo strumento di distanziamento dalla realtà politica e, rappresentandola nella libertà espressiva dell'arte, attutisce le lacerazioni interiori con l'azione di rivolta contro l'illiberalità del sistema. La corrispondenza dei contenuti con la realtà, ripresa attraverso il filtro della poesia e l'acutezza percettiva dell'artista che nel particolare locale riesca a intravedere il carattere nazionale, fa di questa satira una pagina di storia.