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Macchina da guerra scavata nella roccia per rubarne le sembianze, la titanica potenza. Vuoto armato che scruta, quasi furtivo, ogni respiro esterno. Capolavoro dell'ingegneria bellica di un'epoca che ha generato un conflitto così violento da meritarsi l'appellativo di "Grande Guerra", che oggi suona come un tragico monito. Opera bellica incompiuta, che le tragedie di questo immane conflitto non ha vissuto, ma solo spiato dall'angustia delle sue feritoie. Questo è Forte Pozzacchio, celebrato da Eugenio Montale, restaurato e restituito oggi a nuova vita dai territori di cui è parte inscindibile. Un'architettura pregiata, che all'antica funzione di difesa dal fuoco dei cannoni ha sostituito il compito, prezioso, di difendere la memoria, l'identità, la voglia di esprimersi e di crescere di una delle zone più pregiate del Trentino: le incantevoli pendici del Pasubio, i Comuni che le amministrano, le genti che lo abitano, le valli vicine, la città di Rovereto e i molti che vorranno farne meta di visite, di incontri, di quel fruire d'arte e di natura che è nelle sue nuove corde.