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A fronte delle tante patologie messe in luce dalla pandemia (sociali, economiche, ecologiche) è il cammino della fraternità e dell'amicizia sociale che può salvarci dall' individualismo che sta erodendo il senso stesso della socialità. In questo orizzonte è da porre in atto quel passaggio dall'io al noi che, nella cura reciproca, permette il processo di umanizzazione indispensabile all'edificazione della persona e della comunità. Non si tratta di passare dall'io al noi, nel senso di annullare l'io in un noi, ma di far crescere ciò che costitutivamente siamo, in un noi sempre più ampio e corresponsabile, perché nessuna dignità sia calpestata. Del resto fraternità è passare dall'io al noi, dove l'altro è qualcuno che mi riguarda. Autorevoli esperti leggono questa complessità dal punto di vista dell'etica civile, del bene comune, e quindi della cura della democrazia e di un'economia inclusiva, così come della sostenibilità ambientale e della transizione ecologica, per un discernimento necessario alla conversione personale e comunitaria. E' in gioco l'apprendere ad abitare il mondo come unica famiglia umana nella reciprocità e interdipendenza che tutto e tutti può salvaguardare.