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Un filosofo e un artista eminente della neoavanguardia italiana dialogano sul tema-chiave che sta al cuore di quel paradosso: la superfetazione e l'autonomizzazione delle immagini ha provocato progressivamente una diminuzione o distruzione del senso delle cose. La parola (logos) è divenuta sempre più schiava della produzione stereotipata e standardizzata delle immagini che vengono diffuse (ad arte) nel cyberspazio, il cui linguaggio è oramai governato integralmente dagli interessi del potere economico-finanziario del neocapitalismo globalizzato. La posizione, inequivocabile, degli autori non è «apocalittica» né pessimistica; la fiducia nei mezzi tecnologici e nelle loro virtù, in assoluto positive, non è messa in discussione. Si discutono invece le pratiche e le politiche a cui questi mezzi vengono piegati e i soggetti che ne fanno uso (e abuso). Il proposito è dichiaratamente critico: la società dell'immagine - o, a ben vedere, delle immagini, al plurale - è il bersaglio dell'analisi. Il testo è corredato da contenuti audiovisivi e ipertestuali, fruibili direttamente sul proprio smartphone o tablet attraverso QR-code.