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Vi sono opere d'arte che per il loro messaggio, i sensi riposti, le suggestioni evocate assumono valenza universale. Il Giardino delle delizie di Momò Calascibetta è una di queste. Da tempo non si incontrava un dipinto di tali ambizioni: che cosa più del giardino piantato da Dio in Eden simboleggia infatti, per la nostra cultura, il paradigma di ogni bellezza e perfezione? E tuttavia esso è, sin dal principio, "giardino chiuso, fonte sigillata": l'unico angolo di mondo da cui l'uomo, caduto, viene esiliato con decreto irrevocabile. Sviluppando tale archetipo in chiave di memoria, Momò torna a Palermo, la città in cui è nato, lasciata anni addietro per Milano, ritrovandovi i luoghi e i volti soliti della sua (e altrui) pittura, in una fantasia a occhi aperti dove i rimandi al presente, al significato della creazione artistica e a episodi "privati" si aggrovigliano in nodi quasi inestricabili. Un viaggio ai confini della notte che, come se non bastasse, è rischiarato dalle fiamme della satira, accese da un ardente desiderio di riscatto.