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Secolo XII. Gamondio (antico nome di Castellazzo Bormida), florido e fiero paese governato dal valente siniscalco Arnoldo Canefri, diviene oggetto delle mire espansionistiche del marchese del Monferrato Guglielmo V. L'abate della Santissima Trinità, durante la confessione di un cavaliere morente, viene a conoscenza di un terribile segreto. Il sigillo sacramentale gli impone di non rivelarlo, ma il pericolo che incombe sul libero comune di Gamondio potrebbe essere fatale per l'intera comunità. Deve confidarsi con qualcuno. Da qui prende inizio l'intreccio narrativo di Giancarlo Cervetti, rappresentato da un insieme di avvenimenti che si incrociano in un turbine di emozioni, di intrighi, di relazioni umane, d'amore, di odio e anche di sangue e morte, che contraddistinguono un periodo storico turbolento e complesso, ma che fa risorgere il mistero, mai decifrato, dell'antica Gamondio.