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«La Natura è un tempio», «l'uomo vi passa attraverso foreste di simboli», patire queste corrispondenze significa lasciarle accadere. Bisogna scrivere come se si dipingesse en plein air, immersi nel verde assediato dal cemento delle nostre città disincarnate. Il mare della terra è questo canto simbolico, lontano dalla rappresentazione del reale, da una narrazione idolatrica.La natura simbolica del reale fiorisce in questo libro che è uno specchio, un sogno e una preghiera. Esso riflette il mondo come lo sogniamo e lo sogna com'è realmente. E la preghiera, sono le margherite di un prato di periferia, vicino a un canale malinconico dove passa un rivolo d'acqua. Wangarr è il racconto di una città totale, una città mondo (e dei mondi dentro al mondo), e del desiderio della Natura di essere libera di fiorire in questa città prigione. I camaleonti siamo noi e l'alterità rimossa (la tribù Marayana), l'onda d'aria è quello che ci sta accadendo, «Chi ha orecchi per intendere, intenda!». Arcipelago è un altro modo di raccontare le nostre origini, la storia di Ulisse e del suo non ritorno. La foresta di simboli parla attraverso di noi, dice: Il mare della terra.