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"Giocano nelle costruzioni di questa poesia il desiderio dell'attimo, il gusto dell'ossimoro, la concentrazione su un'esplosione, la ricerca dell'inatteso. Ogni composizione micro-poematica sembra, perciò, obbedire a un triplice gesto: la ricerca di una parola pregiata, il suo inserimento in un contesto inatteso, il suo radicarsi in un'emozione improvvisa, spesso un dolore. Sembra, in questo modo, che l'autrice voglia confessare a se stessa e al lettore la nascosta funzione auto-terapeutica della poesia. Si tratta di una terapia molto fine, ad alta definizione formale, che cerca la salvezza dal dolore nell'idea di una parola che se ne fa portavoce e sigillo. Ogni composizione ha, così, la sua parola preziosa, il suo atto di invenzione contestuale, il suo legame con un desiderio, la sua possibile origine in un grido." (Dalla prefazione del Prof. Giuseppe Limone)