Leonardo Sinisgalli e i bambini incisori. Storia di un torchio, di un maestro (Gianni Faè), di una scuola ("Piccola Europa") e di un borgo (S. Andrea) negli anni Cinquanta di Russo Biagio - Bookdealer | I tuoi librai a domicilio
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Leonardo Sinisgalli e i bambini incisori. Storia di un torchio, di un maestro (Gianni Faè), di una scuola ("Piccola Europa") e di un borgo (S. Andrea) negli anni Cinquanta

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Leonardo Sinisgalli è all'apice del suo successo quando riceve da S. Andrea di Badia Calavena (Vr) una cartolina in busta chiusa. È un'incisione di Carmela Marana, accompagnata da un testo che racconta di un giornalino scolastico, di cui erano usciti solo due numeri. Non solo, la scolara rivela che a scuola stanno preparando articoli e incisioni riguardanti le macchine. Sinisgalli, poeta ermetico, narratore, saggista, documentarista, pubblicitario, fondatore di riviste (stava dirigendo «Civiltà delle macchine» per conto della Finmeccanica) si incuriosisce. Nasce una corrispondenza. E quando riceve alla fine di maggio tre pacchetti contenenti il giornalino e le lineografie sulle macchine, conquistato dalla bellezza dei lavori di questi scolari, dedica nel numero di luglio del 1954 un lungo e documentato articolo adespoto dal titolo "La scuola veronese". Cosa accade dopo l'uscita dell'articolo su «Civiltà delle macchine»? Acceso di entusiasmo per i piccoli incisori, il "poeta famoso" decide di rendere meno faticoso e rudimentale la stampa del giornalino e dona alla scuola un piccolo torchio per la stampa e una cassetta di caratteri mobili. È l'inizio di una grande avventura.

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