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Quando conobbi Rebecca Covaciu rimasi subito colpito da un tratto essenziale della sua personalità: una strettissima implicazione tra creatività artistica e quotidianità. Ricordo bene il primo dipinto che mi mostrò a scuola: Una scena agreste con personaggi del suo popolo Rom e alcune figure angeliche che portavano loro conforto per l'imminente demolizione di un villaggio costruito al limitar del bosco. Sullo sfondo un lunghissimo treno sfrecciava veloce attraverso l'orizzonte. Fui subito interrogato dalla nuova allieva circa i significati possibili contenuti nel dipinto. Mi chiese: "che cosa vede lì?". Il suo sguardo attento e gentile accompagnava il mio, concentrato a leggere la scena, annuendo con compiacimento ogni volta che le mie parole fornivano una risposta plausibile. Fu lei però ad aiutarmi: " È il treno della felicità e del presente, quello che tutti possono prendere se ne sentono veramente il bisogno". Da questo incontro nasce "Briciole di infinito", un duo poetico-pittorico, una proposta di versi poetici di un insegnante-poeta che si intrecciano con le opere pittoriche della sua allieva pittrice. Un dialogo sulla esperienza creativa comune conclude il volume.