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"Mi piace immaginare - ma non voglio sapere - come i nostri autori abbiano affrontato la sfida del concorso. Se c'era già un'idea da prima, se c'era già qualcosa di scritto e l'hanno tagliuzzato per l'occasione. Se si sono messi davanti al computer e con una clessidra accanto. Se hanno scritto di più, uscendo dal margine, e hanno dovuto poi buttare via. Mi piace l'idea che, in ogni caso, ci siano riusciti. Con voci così diverse, con storie così diverse. Tutte lasciano la sensazione, a fine lettura, di qualcosa che avrebbe potuto continuare, per parecchie pagine. Tutte sono come dei romanzi potenziali, dei possibili romanzi da scrivere. Ma il bello è proprio questo: che non sono stati scritti. Che tutto ciò che non è scritto va immaginato". Paolo Di Paolo