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L'automobilismo del terzo millennio sta scoprendo che le gare, per continuare a vivere, hanno bisogno del fattore umano, per fortuna c'è chi lo ha sempre saputo come Guido Rancati. Che di auto capisce molto, ma ancora più di uomini, soprattutto perché sa ascoltarli. Sa fare le domande giuste, diffidare delle risposte sbagliate, incuriosirsi per un broncio o un sorriso strano, insomma sa fare il giornalista: capire dove si nasconde la notizia, scovarla, scriverla per quello che è. E raccontare - benissimo - l'uomo o gli uomini che ci stanno dietro. Che Rancati sia "il" cantore dei rally - anzi: il cantastorie, come ama definirsi - non solo italiano ma internazionale, basterebbe del resto a provarlo la foto in quarta di copertina, che documenta la scommessa persa con due giganti delle corse come Loeb ed Elena. Ma è molto più divertente scoprirlo leggendo un libro che corre via veloce e spettacolare, ma puntuale, come una macchina sullo sterrato, lasciandoti lì a sognare, a immaginare quale sarà la prossima acrobazia.